sabato 27 agosto 2016

La Buona Scuola non sa leggere la Costituzione

–  A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico decine di migliaia di docenti (gli esiliati) sono costretti alla “mobilità forzata”, principalmente dal Sud al Nord, sulla base del mitico algoritmo che ha attribuito i trasferimenti senza tener conto, tra l’altro, di situazioni personali, anzianità di servizio e dei carichi familiari.
Tra gli obiettivi della Buona Scuola c’è quello di ‘stabilizzare’ il personale precario della scuola pubblica che da anni, per effetto di normative sempre diverse, aveva conseguito l’abilitazione all’insegnamento o era comunque stato inserito nelle graduatorie provinciali dalle quali avrebbero dovuto essere assorbiti i docenti da destinare alle attività di supplenza.
Proprio per contenere gli effetti di questa distorsione e, al contempo, per dare una soluzione compatibile con quanto stabilito dall’art. 97 co. 3 Cost. (che impone il concorso per l’accesso ai ruoli del pubblico impiego, fatte salve deroghe disposte per legge), la legge 107 del 2015 ha disposto il suddetto procedimento straordinario di reclutamento. Tuttavia, la legge, in diverse sue parti, configura un procedimento che pone forte dubbi di legittimità costituzionale.
Il fine di garantire i diritti dei lavoratori precari della scuola costituisce, come si è detto, l’elemento principale della ratio dell’intervento legislativo, tuttavia, tale obiettivo è conseguito attraverso un percorso che ingiustificatamente, e con evidenti profili di irragionevolezza, scarica i diritti già maturati da tanti docenti.
In particolare, una categoria di docenti particolarmente numerosa e strutturata nel tempo, in palese violazione del principio di eguaglianza, viene irragionevolmente equiparata, da parte della legge, ad altre categorie di docenti non omogenee con un grave danno al loro status giuridico. I docenti appartenenti ad altre categorie, reclutati in fasi successive, hanno paradossalmente potuto fruire di maggiori disponibilità sia nell’ambito geografico di riferimento che nei settori di concorso per i quali risultavano abilitati. In sostanza, il legittimo affidamento di migliaia di docenti, riposto nelle norme che hanno disciplinato il loro reclutamento nel personale scolastico, è stato completamente stravolto.
Migliaia di docenti erano iscritti in graduatorie di carattere provinciale ed avevano a suo tempo espresso un’opzione, imposta dalla legge, per delimitare l’ambito geografico in cui avrebbe potuto avvenire la loro assunzione negli organici della scuola.
La legge sulla Buona Scuola non ha rispettato la delimitazione dell’ambito provinciale, imponendo una scelta su base nazionale. Tutto questo, benché migliaia di docenti ammessi al procedimento straordinario di reclutamento, avessero fino a quel momento lavorato per maturare i titoli necessari all’assunzione in quel determinato contesto provinciale, proiettando anche la propria dimensione personale e in molti casi familiare in quell’ambito.
A ciò si aggiunga che la legge, pur lasciando formalmente alla libera scelta del docente l’indicazione delle preferenze geografiche, ha stabilito che in caso di mancata accettazione della proposta di assunzione (nella provincia in cui si sarebbe determinata la disponibilità di organico), il docente sarebbe stato escluso dalle graduatorie e non avrebbe potuto partecipare alle ulteriori fasi della straordinaria procedura di reclutamento.
Sono del tutto evidenti le violazioni dei diritti individuali dei soggetti coinvolti, i quali sono stati di fatto ‘costretti’ ad accettare una proposta di assunzione in un ambito geografico del tutto diverso, pur di preservare la legittima aspettativa all’assunzione.
Inoltre, va detto che i meccanismi di reclutamento prefigurati dalla legge, così come attuati in sede esecutiva (il mitico algoritmo), hanno di fatto reso impossibile sia la verifica dei criteri, in base ai quali è stata stilata la graduatoria tra gli aspiranti, sia la verifica dei criteri e delle modalità con le quali sono stati rilevati dal Ministero i posti disponibili per le assunzioni.
Ciò implica una palese violazione dei principi di trasparenza dell’azione amministrativa, non potendosi in alcun modo escludere che siano stati compiuti arbitri o violazioni della discrezionalità da parte dell’autorità amministrativa investita del compito di stilare la graduatoria tra gli aspiranti. In altri termini, non sono conoscibili i criteri in base ai quali i singoli docenti hanno ricevuto la proposta di assunzione.
Anche in questa chiave, emergono palesi violazioni, oltre che del principio di eguaglianza e di ragionevolezza (art. 3 Cost.), altresì del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.).
Il confronto tra le soluzioni normative adottate dallo Stato italiano e le decisioni sovranazionali, che sono alla base del percorso di stabilizzazione dei precari della scuola, fa emergere l’inadeguatezza delle scelte legislative rispetto ai diritti delle persone che la Corte europea dei diritti dell’Uomo aveva inteso garantire e tutelare con le sue decisioni.
In questo senso emergono sia la violazione dell’art. 117 co. 1 Cost., che impone al legislatore italiano il rispetto degli obblighi derivanti dall’adesione alla convenzione Edu, sia la violazione dei diritti delle persone e dei lavoratori che sia la Carta costituzionale che la Cedu tutelano e garantiscono.
 
                                                                                                               prof. Alberto Lucarelli
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lunedì 15 agosto 2016

Sono Maria Grazia, figlia di un' insegnante assunta in Fase B da GaE


    
Sono Maria Grazia, una ragazzina di 13 anni, figlia di una mamma e maestra meravigliosa. Ricordo tutti gli sforzi che la mia mamma ha dovuto fare per diventare insegnante. Studiava sempre ed io anche se ero piccola ero fiera di lei perché si era cimentata in una seconda laurea e nella specializzazione nel sostegno per inseguire il suo sogno. Iniziò così il grande percorso per diventare insegnante di sostegno alla scuola dell’infanzia, ha dovuto studiare per 5 anni prima di realizzare il suo sogno. Un bel giorno però la chiamò una scuola e mamma era piena di gioia. Era una maestra precaria ed ogni anno era costretta a lasciare i suoi bimbi del sostegno e naturalmente le lacrime non mancavano.

In realtà il lavoro per la mia mamma è una faticosa gioia.

L’estate scorsa si incominciò a parlare di una domanda da fare che forse le avrebbe dato il ruolo ma in qualsiasi parte d’Italia. Lei era molto indecisa ma il Governo sosteneva che le graduatorie sarebbero state cancellate e lei non avrebbe più potuto lavorare. Alla fine ha spedito la domanda con le lacrime agli occhi. I miei pianti da quel giorno furono numerosi. In una notte della scorsa estate seppe di essere stata mandata da Fermo nelle Marche a Mantova. Quella fu la notte più brutta della mia vita. Avrei dovuto lasciare tutto: i miei amici, i miei nonni, mio padre, la mia scuola, il mio mare e la mia vita …

Quell’estate fu tremenda! Sapevo però che almeno per quell’anno io e la mia mamma saremmo rimaste a casa. Ogni giorno è stato l’avvicinarsi alla partenza.

Quest’anno però sono state ridate le sedi e a mia madre è stata assegnata la provincia di Ferrara ma sembrava quasi certo che ci sarebbero state le assegnazioni provvisorie: erano una piccola luce ma a noi bastava per sperare di rimanere ancora insieme. Così ho incominciato ad essere fiduciosa e a non piangere più. In realtà sbagliavo perché oggi 14 agosto so che mia madre quasi sicuramente partirà. Io però non potrò andare con lei. Perché? Perché oggi a pochi giorni dalla partenza mia madre non sa ancora dove esattamente andrà a lavorare e questo significa che in pochissimo tempo dovrà organizzarsi ed andare magari in una pensione per questo io non potrò seguirla. Forse col tempo avremo una casa dove vivere io, mamma e la nostra cagnolina ma dovrò comunque lasciare tutto e cambiare scuola a metà anno.

Quest’anno sarà un vero incubo.

Io pretendo ed ho il diritto di vivere dove sono nata, di stare con la mia famiglia, di non lasciare mia madre e di continuare a stare con i miei amici.

Con le lacrime agli occhi dovrò aspettare il sabato per riabbracciare mia madre per un solo giorno.

Posso dire solo che questa situazione non la auguro a nessuno.


Maria Grazia Romagnoli, 13 anni, figlia di un’insegnante assunta in fase B da Gae da Fermo a Ferrara.      

domenica 14 agosto 2016

Lettera ad una collega di fase C



Carissima amica, come sta procedendo la tua vacanza?
 
Questo è un giorno da festeggiare, hai appena avuto la conferma del ruolo dove hai sempre lavorato, la nostra Puglia.
 
Per me al contrario è un giorno triste: assistere ancora una volta al giubilo collettivo di gente con meno punti di me, che ha avuto il posto sotto casa o quasi, mi riempie di amarezza... quando un collega di fase C mi ha chiamato nel tardo pomeriggio per sfogarsi, perché inaspettatamente è finito al nord, per la prima volta ho provato solidarietà per lui: mi sono resa conto che a differenza mia non si aspettava questo esito e mi ha fatto riflettere ancora una volta su quanto tutto ciò sia meschino!
 
Mi ha tenuto al telefono per ore e ho cercato di dargli forza, ma io questa forza non ce l'ho più, ormai sono stanca di questo gioco insensato: abbiamo scommesso tutti sulla "Buona scuola", in un modo o nell'altro, anche chi non ha fatto domanda e noi di fase B abbiamo perso. Io ho perso due mani di fila, a settembre 2015 e adesso con la mobilità negata nonostante il mio punteggio più che dignitoso; tu e altri fortunati di fase C le avete vinte entrambe, un po' per merito, indubbiamente, un po' per fortuna, perché un titolo in meno vi ha salvato dalla "deportazione" che abbiamo subito noi docenti di sostegno; quelli che già pensavano di essersi seduti al tavolo dei vincitori, i docenti di fase C che adesso devono partire, sono quelli che hanno perso forse nel modo più amaro...
 
Io ho finito le lacrime e forse merito di dovermi trasferire per essermi fidata del Governo e dei sindacati che la scorsa estate ci spingevano a produrre domanda come pecore al macello...sono stanca e amareggiata perché se potessi tornerei indietro nel tempo non lo rifarei, questo è certo. Non ce l'ho con te o con chi ha avuto la Puglia con una manciata di punti o con chi non ha fatto domanda e adesso resta nelle Gae dicendo "te l'avevo detto di non fidarti di Renzi": ce l'ho solo con me stessa...
 
Adesso ci stanno dicendo che non è detto che le assegnazioni provvisorie arrivino in tempo per salvarci dall'esilio e che non potremo lasciare l'incarico dopo un certo numero di giorni...
 
Perché continuano ad accanirsi contro i docenti che per anni hanno lavorato nella loro terra? Tutto ciò tutto è il frutto di un disegno nato a monte per colmare le carenze di organico sul Sostegno al Nord? Farci emigrare forzatamente per poi buttare la chiave? Darci il contentino di una mobilità che di fatto non ci ha accontentato? Illuderci con assegnazioni provvisorie che non arriveranno in tempo?
Amica mia, mentre tu sei in vacanza io ho appena comprato un biglietto di sola andata per Milano.
Buon viaggio...


                                                                                                                                  Silvia

Buona scuola per chi?

 
Da giorni, da mesi anzi,seguo con interesse la questione della "deportazione degli insegnanti de l Sud" se non altro perché sono una delle protagoniste pur senza volerlo.
 
Tralascio il mio piagnisteo che è simile se non uguale a quelli letti e sentiti ovunque, tralascio anche il senso di mortificazione che provo nel leggere i commenti di chi continua ad accusarci del superfluo 《ma come, con un impiego a tempo indeterminato e si pretende di averlo pure sotto casa?》Senza sapere che chi si lamenta il lavoro non lo ha mai avuto sotto casa ma almeno la sera a casa riusciva a rientrare, perché nella Basilicata del "Cristo si è fermato ad Eboli" io docente lagnona, sono arrivata a fare anche 360 chilometri in un giorno... ma li ho fatti perché vivevo il sacrificio come un dovere, il dovere di chi lavora con persone e non con numeri.
 
Con la riforma della buona scuola invece, il sacrificio è stato annullato e dunque, dopo aver scalato le graduatorie regionali,accumulando punteggio e competenze, sono stata sbaragliata in un luogo mai scelto e ad insegnare su una classe di concorso su cui non ho mai insegnato ma che un algoritmo mi ha assegnato in base all' utile dei numeri!
 
Mi sono sentita come un alunno che,nonostante l'impegno, riceve dal cattivo maestro un voto cattivo perché non valuta la progressione nell'apprendimento ma misura le sue competenze, le sue conoscenze e le sue abilità in base ad una griglia di valutazione, ahimè! Ma il mondo, l'Italia in particolare è piena di cattivi maestri altrimenti non so spiegarmi perché si trattano le questioni sociali come se fossimo perennemente in uno stadio e non so perché ci ritroviamo governanti che continuano a farsi autogol ma soprattutto, non so spiegarmi quel disprezzo di cui la mia categoria, quella degli insegnanti, è vittima.
 
Nelle parole, esplicitate o sottointese, dell'opinione pubblica avverto così tutto il fallimento della scuola italiana che ci ha ridotti a semplici impiegati d'ufficio (con tutto il rispetto per la categoria)e ci ha defraudati di quella considevrazione sociale che il maestro dovrebbe avere se non altro perché ha sempre il dovere di insegnare ad esprimere con i toni giusti le opinioni diverse.
                                                                                                                Antonietta Di Giacomo

Agorà e la "buona" scuola....

 
Nella puntata di Agorà andata in onda lunedì 9 agosto, molte cose sono state dette, ma a mio parere troppe sono state omesse. L’impostazione stessa del problema è stato fuorviante: il nocciolo del problema non è che gli insegnanti non si vogliono spostare, ma il perché non si vogliono spostare.

Per maggiore chiarezza, esporrò la cosa con un paragone aziendale, visto che piace tanto a chi denigra i docenti. Diciamo che la mia azienda un giorno mi dica “Francesco, mi spiace, ma qui a Roma non abbiamo più bisogno di Ingegneri… devi trasferirti a Udine…”. “Beh,” dico io, “se non ci sono alternative dovrò trasferirmi”. “Sì, però a Udine vai a fare il panettiere”. “Mi adatterò”, penso cercando di sopportare quello che effettivamente posso definire un vero e proprio demansionamento, “anche se nella vita ho sempre fatto altro…”. Ma mentre preparo tutto per partire cercando di capire come fare alla mia età a non spaccare una famiglia, scopro che la mia azienda non solo non ha cancellato il mio posto, ma l’ha dato ad un altro. Un fabbro, per l’esattezza. Posso considerarmi esiliato, danneggiato, preso in giro? Io direi proprio di sì.

Quindi, coloro che denigrano dicendo che “anche nelle aziende funziona così”, forse dovrebbero capire meglio i termini della questione. Il problema non è solo spostarsi andando a vivere in un’altra città per meno di 1300€ al mese, spesso lasciando la famiglia e gli affetti (e normalmente anche il coniuge che contribuisce a portare i soldi a casa), ma anche vedere che chi resta a casa ha meno titoli, meno esperienza e meno competenza di chi parte. Ancora una volta il problema non è lo spostarsi in sé, ma chi deve spostarsi. Il meccanismo di assegnazione messo in atto dal governo dal 2015 può anche aver funzionato secondo quanto pianificato, ma ha pur sempre generato storture, soprattutto nei confronti di chi ha avuto la sfortuna di essere immesso in ruolo nella Fase B.

A testimoniare questo è proprio la presenza nel movimento di Bianca Locci (che ho avuto il piacere di conoscere di persona), che, pur restando nella sua Sardegna (anche se per un errore del MIUR non nel suo ambito), continua a battersi contro la legge 107. Potrebbe tranquillamente smettere di battersi perché è (quasi) riuscita ad avere quanto le spettava, ma non lo fa. A dimostrazione del fatto che il problema non è spostarsi, ma una legge che calpesta competenze, equità e meritocrazia, pur tanto sbandierate dal governo. E così succede che, tanto per fare un esempio, una docente di lingua inglese, con anni di esperienza, in possesso del tanto ricercato CLIL - Content and Language Integrated Learning, viene mandata alle medie sul sostegno, tipo di scuola dove tra l’altro non ha alcuna esperienza. Tutto questo anche in barba alla sua scelta, manifestata all’atto di presentazione della domanda, di essere inserita sulla materia. E in barba alle stesse intenzioni della legge 107, esplicitamente espresse nell’articolo 1 comma 7 a: “valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all'italiano nonché alla lingua inglese e ad altre lingue dell'Unione europea, anche mediante l'utilizzo della metodologia Content language integrated learning;”. Ma allo stesso tempo il MIUR lamenta la scarsità di docenti abilitati al CLIL… Viva la coerenza. E’ questo il principio secondo cui si sfruttano e premiano al meglio le competenze degli insegnanti?

Una risposta a parte merita l’affermazione della signora Puglisi secondo cui chi pensa di essere vittima di un errore può recarsi all’Ufficio Regionale. Bene, noi abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti per tre volte, al fine di avere la graduatoria nazionale e poter verificare se ci fossero stati eventuali errori. Dopo due richieste cadute nel vuoto, alla terza richiesta ci è stato finalmente risposto con una lista di nomi, non con una graduatoria. Nella lista non era presente nemmeno il punteggio. Cosa si può verificare in questo modo? Assolutamente niente.

Per tale motivo abbiamo sporto un ulteriore reclamo per avere tutti i dati che sono stati usati dall’algoritmo, al fine di poter realmente verificare la correttezza del tutto. Qual è stata la risposta? Testuali parole: “[…] il sistema informativo non ha reso disponibile un documento che comprenda tutti gli altri elementi richiesti nel reclamo in oggetto, documento che, pertanto, non è possibile fornire alla S.V. se non eventualmente a seguito di una complessa e articolata elaborazione da parte dell’Ufficio”. A seguire, una prolissa giustificazione giurisprudenziale (che possiamo esibire) che si può sinteticamente riassumere “visto che ci costerebbe troppo farlo non siamo tenuti a farlo”. Questa è la tanto sbandierata trasparenza del governo. Se i dati sono stati utilizzati da un software per elaborare le graduatorie, allora tali dati sono immagazzinati in uno o più server, e devono poter essere esportati in un file di testo, o un file Excel. Se non è stata prevista una tale opzione, vuol dire che non si è tenuto conto delle esigenze di trasparenza. La cosa più ovvia da fare sarebbe stata quella di pubblicare direttamente sul sito del MIUR i risultati delle elaborazioni, mettendole a disposizione di tutti coloro che hanno presentato la domanda. Non è una cosa che deve essere chiesta, è una cosa che si sarebbe dovuta rendere pubblica.

Ci sono poi da puntualizzare altre “piccole imprecisioni” dette in trasmissione:
L’assunzione dei precari non è una gentile e nobile concessione del governo, ma una conseguenza della sentenza “Mascolo”: con la tale sentenza del 26 novembre 2014 la Corte Europea ha correttamente disposto che la totale assenza di limiti al rinnovo dei contratti a tempo determinato, pur se finalizzata a una futura quanto eventuale immissione in ruolo, non soddisfa le esigenze di cui alla clausola 5 punto 1 dell’accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CEE, costituendo perciò pratica abusiva. Questa sentenza è stata la scintilla che ha portato alla legge 107. Sostanzialmente un dovere, non una concessione, che però ha fatto sì che il meccanismo sia stato messo in piedi in maniera approssimativa e farraginosa. Sarebbe stato meglio ritardare tutto di un anno, mettendo chiaramente sul tavolo tutte le regole, le condizioni, e i posti disponibili in funzione delle effettive esigenze delle scuole.

I 50.000 nuovi posti a cui ha fatto riferimento la signora Puglisi sono i 50.000 posti di potenziamento che sono stati richiesti dalla regioni, non dal governo. Quindi i nuovi posti sono stati “creati” dalle regioni, ma la signora Puglisi se ne arroga il merito al governo
A proposito degli stipendi, la signora Puglisi ammette che sono troppo bassi, ma che il governo farà qualcosa. E nel frattempo? Nel frattempo il governo stesso fa buttar inutilmente soldi agli insegnanti: i “fortunati” della Fase B il primo di luglio scorso hanno dovuto prendere aerei, treni, auto e farsi centinaia di chilometri solo per mettere una firma su un contratto in una scuola che poi non sarà quella in cui prenderanno servizio il primo di settembre. Centinaia di euro spesi solo per una firma in un mondo fatto di tecnologia, di Posta Elettronica Certificata, di firma digitale? E poi lo Stato permette che un qualunque call center mi chiami a casa facendomi sottoscrivere un contratto se solo dico le parole sbagliate al telefono? Lo Stato permette che le aziende telefoniche possano farci sottoscrivere servizi a pagamento soltanto se per errore si sfiora un banner sul proprio telefono? E per mettere una firma si devono fare centinaia di chilometri e spendere centinaia di euro?
Quando c’è da parlare di qualcosa che non va, allora la signora Puglisi dà la colpa ad altri. Come nel caso dell’algoritmo. Se qualcosa va bene, è merito del governo, se qualcosa va male, è colpa dei sindacati che hanno contrattato le regole. Troppo comodo.

A proposito di regole, una su tutte appare odiosa e vessatoria: se chi ha presentato domanda decide di non accettare l’incarico, allora è fuori da tutto. Ma diciamo le cose come stanno:
All’atto della presentazione della domanda le regole che sarebbero state applicate successivamente non erano ancora state stabilite. Come dire, “tu intanto firma, che poi ti faccio sapere come sarai trattato”. La regola sarebbe accettabile qualora tutto fosse stato chiaro e limpido all’atto della firma, ma così non è stato. Prova ne sia che le regole che sono state applicate nel piano di mobilità sono state stabilite nel 2016.
All’atto della presentazione della domanda non sono state fornite le reali disponibilità sulle varie classi di concorso. Sapendo al momento della domanda della totale mancanza di cattedre per una certa classe di concorso, un docente avrebbe avuto più consapevolezza di quali sarebbero state le conseguenze della sua scelta.

E poi, perché si fa un concorso come quello del 2012 (e uno nel 2016) se, come afferma la signora Puglisi, i posti non ci sono? Tornando all’esempio dell’azienda, è come dire che si fanno selezioni per assumere fabbri, tornitori, e amministrativi, quando si ha bisogno solo di fabbri. E ci sono tornitori d’esperienza che aspettano di essere regolarizzati. Personalmente mi sembra un notevole controsenso. Così come appare un controsenso dare priorità nelle graduatorie ai vincitori di concorso (che spesso non sono nemmeno mai entrati in una classe) rispetto a chi è nelle Graduatorie ad Esaurimento, con titoli ed esperienza e con un’abilitazione che lo Stato gli ha già riconosciuto.

Di tutto questo in trasmissione non si è praticamente parlato, dando quindi l’errata impressione agli spettatori che gli insegnanti siano degli schizzinosi e scansafatiche. Un’immagine che il ministero ed il governo cercano in ogni modo di rafforzare, umiliando chi dovrà formare i futuri cittadini di questo paese.

Distinti saluti,

                                                                                                                                    Francesco

giovedì 11 agosto 2016

NOI NON CHIEDIAMO IL POSTO SOTTO CASA

 


Sono una docente assunta nella fase B del piano assunzionale della legge 107 del 2015, cosiddetta “Buona Scuola”.

Rientro quindi tra i docenti che hanno avuto il ruolo in una Regione diversa da quella dove lavoravano da anni e che in questi giorni stanno protestando contro una procedura di mobilità che per migliaia di persone non è riuscita a sanare le ingiustizie che il piano assunzionale ha causato.

Ho sentito tanti commenti e critiche sulla nostra situazione da parte di persone presumibilmente poco informate o che fanno per vari motivi il loro gioco.

Chiariamolo una volta per tutte: NOI NON CHIEDIAMO IL POSTO SOTTO CASA.

Non esiste un diritto ad avere il “posto sotto casa”, siamo abituati a fare i pendolari e a fare cento o più chilometri ogni giorno, come tanti altri lavoratori.
Chiediamo di tornare a lavorare sulle stesse cattedre che abbiamo occupato per 10, 15 o anche 20 anni nella nostra Provincia come supplenti annuali precari.

Queste cattedre esistono! Se le cose non cambieranno, saranno occupate quest’anno nella maggioranza dei casi da docenti con meno punti di noi, in media più giovani di noi, che lavorano nella scuola da meno tempo o che non ci hanno mai lavorato. E’ per questo che ci sentiamo umiliati.

Si è parlato di famiglie che si devono trasferire o dividere, di problemi personali anche gravi legati ad un trasferimento, di uno stipendio che non basta per pagare un affitto al Nord e un mutuo al Sud. Tutto vero, ma queste possono sembrare delle pretese, se non appare chiaro che è stata commessa una grave ingiustizia, complice il ricatto della legge 107: “O accetti la proposta o sei fuori da TUTTE le graduatorie”.

Così sono stati penalizzati i docenti con molti punti e con più abilitazioni, mentre sono state assunte nella loro provincia persone che a scuola non avevano mai messo piede.

Chi aveva deciso di fare domanda di assunzione ed è rientrato nella fase B si è trovato assunto in una Regione diversa dalla sua e per lo più su una materia diversa da quella che insegnava, mentre chi con molti punti non aveva fatto domanda di assunzione rischia ora di non lavorare e si vede scavalcato da molti colleghi più giovani.

Quello che chiediamo è che SI FACCIA GIUSTIZIA, se ancora il merito, l’esperienza e i titoli acquisiti in questo Paese hanno un valore.

                                                                                                                            Silvia Lombardi

martedì 9 agosto 2016

Mi chiamo Luisa...



Mi chiamo Luisa. Ho 42 anni, un marito di 43 e due bimbe di 7 e 9 anni, compiuti a Rimini, qualche settimana dopo la nostra trasferta forzata. Mi sono laureata con 110 e lode in lingue e letterature straniere. Dopo aver iniziato ad insegnare inglese agli universitari del Cepu, così, per provare cosa fosse passare dall'altra parte, ho superato nel 2002 il concorso Siss per l'inglese alle superiori e alle medie e, abilitata, nel 2004 mi sono inserita col massimo punteggio nelle Graduatorie Ad Esaurimento di Catania. Ho iniziato ad insegnare nella scuola superiore, prima al privato poi al pubblico. Nel 2007 ho conseguito l'abilitazione al sostegno dopo aver frequentato un'annualità presso l'università Ca' Foscari di Venezia, anche qui titolo conseguito con 80/80. Ho continuato a lavorare nella scuola pubblica fino alla riforma Gelmini, quando un drastico taglio dell'organico ha iniziato a minare la mia stabilità nella scuola. Finita l'epoca Gelmini sono ripresi gli incarichi annuali, sempre alle superiori, finché il governo Renzi non ha pensato bene di stabilizzare noi precari del sud, assumendoci al nord, ovvero dove per anni ci eravamo rifiutati di andare, rinunciando al ruolo immediato pur di continuare a costruire quello per cui avevamo lavorato: la nostra famiglia, la nostra casa, i nostri affetti. Alla faccia della valorizzazione del merito, mi hanno assunta di sostegno alle medie, dove fino allo scorso settembre non avevo mai fatto un giorno di esperienza. La scorsa estate, dunque, la scelta forzata: ci dicono tutti (il premier, la ministra, i sindacati): questo è l'ultimo treno, fate la domanda per le fasi b e c, perché è vero che non è obbligatoria, ma è altrettanto vero che le gae non sono eterne. Restare nelle graduatorie provinciali poteva voler dire restare disoccupati: visto il piano straordinario delle immissioni in ruolo non sarebbe rimasto nulla ai supplenti; almeno, così continuavano a ripeterci. E poi, l'ammiccamento dei sindacati: <<come sono rientrati gli altri, rientrerete voi.>>.

Tutto si svolge nella massima fretta, non c'è tempo di pensare, bisogna prendere o lasciare, la scelta della vita.. a quarant'anni non è facile rifiutare, quando ti dicono che tutto quello per cui hai lavorato negli ultimi13 anni potrebbe svanire.. così, da un giorno all'altro, dopo un'estate d'inferno a pensare "domanda si? Domanda no? tutti quelli che erano più in basso di me nelle gae, sono partiti ed entrati di ruolo su e sono ritornati alla faccia mia, che sono ancora precaria.. e la ricompensa per non aver voluto fare il giochino "salgo-prendo il ruolo-e scendo giù" qual è? Essere costretta a partire comunque, se voglio continuare a lavorare..".

In poche ore conosco la mia destinazione (Reggio Emilia) e quella di mio marito (Rimini). Che fortuna! Ai confini della stessa regione! Quindi si parte tutti, destinazione Rimini. Lasciamo la nostra casa di proprietà, due mamme anziane, incredule alla loro età di vedere andar via i figli (alla nostra età! ) e le nipotine.. lasciamo la nostra cagnolina in giardino (una sorella gentilmente andrà ogni giorno a darle da mangiare), affidiamo il gatto ad una vicina e l'acquario ad un'altra.. cerchiamo di spiegare alle bimbe che dovranno lasciare nonne, zii, cugini, amici, maestre e compagni di scuola, ma almeno saremo insieme, noi quattro. Perché? Mi domandano. Per lavorare. Ma non lavoravate già? Non potevate continuare come prima? Non ci sono spiegazioni convincenti, per due bimbe così piccole che da un giorno all'altro si ritrovano ad un'altra latitudine, con compagni un po' guardinghi e nessuno con cui giocare.
> Prendiamo un miniappartamento che ci costa 650€ al mese, ci rendiamo subito conto che la spesa è parecchio più cara al nord, e capiamo perché quassù si preferisca finire presto gli studi e trovare uno dei mille lavori alternativi molto meglio retribuiti che quello dell'insegnante. Le spese raddoppiano perché ci sono doppie bollette da pagare (non abbiamo intenzione di vendere la nostra casa in Sicilia), io faccio circa duecento km al giorno solo andata, che col ritorno fanno circa quattro ore di treno al giorno, e €210 di abbonamento mensile al frecciabianca. Mio marito lavora a mezz'ora da Rimini, alle sei e mezza sveglia le bambine e le porta con sé a scuola (io mi alzo alle quattro e mezza ogni mattina, alle cinque e mezza vado in stazione per prendere il primo treno per Reggio; è più stancante il viaggio di ritorno, perché ogni giorno aspetto quasi un'ora il primo treno per tornare a casa e viaggio per altre due ore.. risultato? Quando esco alle due, sono a casa intorno alle cinque del pomeriggio, mentre quando ho una riunione pomeridiana (il che è tutt'altro che raro), torno a casa in tempo per il bacio della buonanotte alle bimbe..). Quando c'è un raffreddore, una consiglio di classe, un'assemblea sindacale a scuola delle bimbe, è subito emergenza: non c'è nessuno che ci aiuti, ci affidiamo a sconosciute, ben retribuite, babysitter.

Tutto questo sarebbe più accettabile se:
1. fosse stato inevitabile (perché fino all'anno scorso il posto alle superiori a Catania per me c'era, e ora non più?)
2. fosse stato frutto di una scelta consapevole (ma si è trattato di un salto nel buio, senza conoscere a cosa si andava incontro e quali fossero le alternative reali)
3. fosse stato trasparente e tracciabile tutto il meccanismo di reclutamento (e invece il famoso algoritmo che ci ha spediti ai confini della nostra realtà è ad oggi imperscrutabile e misterioso..)
4. i posti disponibili nelle nostre province non fossero andati a chi occupava gli ultimi posti delle graduatorie, il che significa a chi aveva meno anni di esperienza/punteggio e meno titoli di noi
5. ad oggi avessimo garanzie sul nostro ritorno, e non lo spettro di un nuovo algoritmo che potrebbe rimescolare le nostre vite e spedirci nuovamente chissà dove, in base al principio di "vicinorietà" (ma che parola è?!?), lo stesso che ci ha sparati a più di mille km dalle nostre case..
In tutto questo, ci si chiede di compilare un bilancio delle competenze iniziali, in cui dichiarare quanto abili ci si percepisce come insegnanti, comunicatori, intrattenitori, abili tessitori di reti e rapporti, psicologi, consulenti familiari, responsabili operatori nel territorio, utilizzatori di mezzi didattici multimediali, tecnologici facilitatori dei saperi, ma anche e soprattutto educatori, impiegati della pubblica istruzione, e pertanto , uomini, donne e cittadini esemplari, pronti a continuare a perfezionarci nel nostro impegno di formazione continua (life long learning, sic!). Mi domando quale altro lavoro parimenti retribuito richieda un tale elevato livello delle competenze di cui sopra, e l'impegno a migliorarle sempre, sottoscritto col miur, col dirigente, con la comunità tutta..

Ci hanno chiesto di scegliere a priori l'ordine delle province, senza che venisse fatta una graduatoria nazionale pubblica da cui si venisse chiamati a scegliere (rendendo così impossibile la trasparenza del reclutamento: come si fa a controllare la posizione di 80000 aspiranti in100 province diverse, ciascuno costretto a partecipare non con la sola classe di concorso che voleva, ma con tutte le abilitazioni che possedeva? Come si vede, le variabili si moltiplicano e la possibilità di tracciare il motivo per cui siamo stati destinati in una provincia piuttosto che in un'altra, o in una classe di concorso piuttosto che in un'altra, è praticamente impossibile. Ammesso un atto di fede nei confronti di governo e ministero, risulta comunque intollerabile essere stati assunti al nord due mesi prima che venissero inventati 50000 posti che avrebbero permesso la nostra assunzione al sud; molti di noi, poi, alla faccia della valorizzazione del merito, sono stati assunti su classi di concorso dove non avevano mai insegnato prima (molti, come me, sono entrati di ruolo alle medie pur avendo esclusiva, decennale esperienza alle superiori!). Ennesimo oltraggio, il concorso, anche qui propagandato come grande reclutamento: ancora nuovi posti al sud, destinati ad altri prima di consentirci di ritornare a casa, di riappropriarci delle nostre vite. In ultimo, le dichiarazioni di un premier che racconta una realtà altra, una storia che non c'è: dice che tutti i docenti sono stati assunti nella propria regione, e che gli unici rimasti fregati sono quelli convinti dai sindacati a non presentare domanda (in realtà, nessun sindacato ci ha invitati a non presentare domanda, tutt'altro! E forse, gli unici a non essere rimasti fregati sono proprio quelli che hanno avuto il coraggio o l'opportunià di sottrarsi alla lotteria, visto che alla fine si è scoperto che le graduatorie provinciali non saranno chiuse, e che se vi fossi rimasta, a quest'ora sarei a lavorare a casa mia..)

Nessuno vuole raccontare la storia di migliaia di docenti le cui vite sono state improvvisamente ferite, negli affetti, nella dignità, per uno stipendio, ricordiamolo, tra i più bassi d'Europa nella categoria..
In attesa di tempi migliori,
Luisa,
Docente Siciliana assunta in Emilia Romagna in fase B,
In attesa di riappropriarsi della propria vita a casa..